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La Signora Daphne, l'Angelo degli Elefanti

3/22/2015

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L’hanno definita la Diane Fossey degli elefanti anche se Daphne Sheldrick non nasce come etologa, come accademica. Suo marito, David, era un agricoltore, un piccolo possidente nel Kenya ancora sotto il dominio britannico. Insieme condividevano la passione per gli animali selvatici. Cominciano così, raccogliendo nella savana piccoli elefanti rimasti orfani, attaccati al corpo della madre abbattuta. Li portano nella loro fattoria, cercano di curarli, nutrirli. Non è facile, gli elefantini sono totalmente dipendenti dalla madre fino a tre anni, svezzarli senza il latte materno è un’impresa quasi impossibile.  

Dopo anni di tentativi Daphne trova la formula magica: «un misto di latte in polvere per bambini ed estratto di noce di cocco». Funziona. Gli elefantini crescono, cominciano a nutrirsi da soli. Sono sempre di più, decine, e vengono raggiunti da rinoceronti e antilopi. La fattoria è grande ma non abbastanza. Con il marito decidono di trasformarla in un piccolo parco per la conservazione delle specie ma David muore nel 1997, a 57 anni. Daphne fonda il David Sheldrick Wildlife Trust. 

Resta il problema degli animali adulti, un elefante può arrivare a pesare sei tonnellate e mangia quintali di vegetali. Daphne sigla accordi con il Nairobi National Park, lavora con équipe di etologi stupita dalle sue conoscenze acquisite sul campo. Gli elefantini vengono rientrodotti in branchi allo stato libero nel parco. Un’esperienza che diventa un modello per tutta l’Africa.

Daphne Sheldrick ha dedicato la sua vita alla raccolta di elefanti orfani. Poi una volta che questi sono abbastanza vecchi, li porta in aree protette e dove vengono integrati con altri gruppi di elefanti orfani. Quando Daphne va a fargli visita, gli elefanti si riuniscono intorno a lei per un abbraccio. Una scena troppo commovente.



"Per i bracconieri ci vuole, come minimo l’ergastolo, perché se li lasci uscire torneranno di sicuro a cacciare gli elefanti". Non ha dubbi, paure né parole tenere Daphne Sheldrick. L’hanno minacciata, le hanno fatto trovare carcasse davanti alla porta di casa ma in cinquant’anni di guerra contro lo sterminio degli elefanti in Kenya non ha mai indietreggiato di un millimetro.  

E i bracconieri sono soltanto il nemico numero 2 perché la causa del massacro, sa bene, è il commercio di avorio, soprattutto in Asia, soprattutto in Cina, contro il quale chiede leggi internazionali «durissime» ancora più dure che contro i bracconieri. 



"Nel 2012 - spiega - 36mila elefanti sono stati uccisi in Africa, uno ogni 15 minuti. A questo ritmo saranno estinti nel 2015". Il mese scorso Daphne ha accolto 10 orfani in colpo solo, dopo che un’intera famiglia di 11 adulti era stata sterminata, «roba mai vista». Daphne moltiplica gli interventi e le interviste, chiede leggi ma anche tecnologia. «Elephants Without Borders - dice fiduciosa - ha creato una flotta di 18 aerei per il primo censimento continentale». Ogni esemplare sarà fotografato, identificato. Ma per fermare la strage non basta. Bisogna fermare il traffico. «E la Cina», punta il dito Daphne. 




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